RASSEGNA STAMPA

IL MANIFESTO - De Gennaro è colpevole

Genova, 18 giugno 2010

De Gennaro è colpevole

Un anno e quattro mesi per l'attuale capo del Dipartimento per le informazioni e la sicurezza: tentò di inquinare il processo per la mattanza alla scuola Diaz. Ribaltata la sentenza di primo grado. Il comitato Verità e giustizia: «Ora deve dimettersi». Ma i ministri Alfano e Maroni si precipitano a difenderlo: «Resta al suo posto fino alla sentenza di Cassazione»

Alessandra Fava

Se in appello sono stati condannati gli esecutori materiali dell'assalto alla scuola Diaz, la sentenza della corte d'appello di ieri che ha condannato a un anno e quattro mesi l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro e a un anno e due mesi l'allora capo della Digos Spartaco Mortola, in qualche modo risale al mandante di quella notte.
Certo, il processo d'appello tecnicamente riguarda solo i tentativi di inquinamento fatti durante il processo della Diaz, quando «il capo» De Gennaro, oggi al vertice del Dipartimento per le informazioni e la sicurezza, riuscì a far ritoccare all'ex questore genovese Francesco Colucci alcuni aspetti delle testimonianze da lui rese in aula. Aspetti non secondari perché riguardavano chi dava ordini dietro le quinte dell'assalto alla scuola e del pestaggio di una sessantina dei 93 arrestati. In particolare chi aveva ordinato di mandare il responsabile della comunicazione del Viminale, Roberto Sgalla, alla scuola Diaz per fornire dettagli all'opinione pubblica sulla cosiddetta «perquisizione». Colucci in un primo tempo disse che l'ordine era arrivato dall'allora capo della polizia Gianni De Gennaro. Poi, in un'udienza successiva, il 3 maggio del 2007 corresse dicendo che era stata una sua iniziativa e addossò il comando dell'operazione al vicequestore aggiunto Lorenzo Murgolo e non al prefetto Arnaldo La Barbera, inviato da De Gennaro stesso il sabato del G8. In telefonate che non immaginava intercettate, parlando con Mortola (oggi vicequestore vicario a Torino) e altri poliziotti inquisiti per la Diaz, Colucci spiegava di dover «fare un po' marcia indietro sulla stampa», quindi su Sgalla, dopo l'udienza chiave, aggiungeva: «Ho vanificato il processo che sta facendo da sei anni Zucca sulle sue ipotesi del cazzo». Così finì che il 22 maggio del 2007 i protagonisti della messinscena erano tutti indagati.
Ieri la lettura delle sentenza, avvenuta a porte chiuse perché gli imputati hanno scelto il rito abbreviato già in primo grado, è durata meno di cinque minuti. La stampa e il pubblico non hanno potuto assistere. Il presidente Maria Rosaria D'Angelo (che tra l'altro faceva parte della corte che ha condannato gli italiani accusati di devastazione e saccheggio) ha condannato l'allora capo della polizia per istigazione al falso e Mortola per concorso avvicinandosi alle richieste del pg Pio Macchiavello di 2 anni per l'allora capo della polizia e di 1 anno e 4 mesi per Mortola. La sentenza ha stupito tutti perché in primo grado entrambi erano stati assolti. Gli avvocati di De Gennaro, Franco Coppi e Carlo Biondi, si sono eclissati e hanno solo annunciato il ricorso in Cassazione. Uno dei legali di Mortola, Piergiovanni Iunca, ha commentato così: «È una sentenza sorprendente che non ci aspettavamo e avrà pesanti ricadute sulla vita professionale e sulla serenità d'animo del mio assistito».
Soddisfazione ovviamente da parte dei legali dei quattro soggetti che hanno presentato ricorso: tre vittime dell'assalto alla scuola e l'associazione dei Giuristi democratici. «Siamo soddisfatti - ha detto l'avvocato Laura Tartarini - la sentenza dimostra che per una volta siamo tutti uguali davanti a un tribunale italiano e che ai margini del processo per la scuola Diaz c'è stata un'attività da parte di alcuni elementi della polizia, tra cui il capo di allora Gianni De Gennaro, volta ad evitare che nel processo si accertasse la verità e questa attività è stata accertata e sanzionata». L'avvocato Emilio Robotti dell'associazione Giuristi democratici ha ricordato che «nella stanza della Pascoli i Giuristi democratici facevano assistenza legale ed è l'unica stanza che fu devastata dalla polizia, furono sequestrati gli hard disk, le bozze di querele e le prime denunce delle violenze avvenute durante la manifestazioni del G8». Sibilline le parole del magistrato Enrico Zucca, pm nel processo di primo grado della Diaz, oggi procuratore generale: «Perché non pensare che le sentenze di primo grado non erano giuste? L'appello serve anche a questo». Eventuali risarcimenti alle vittime verranno decisi in separato giudizio e in sede civile.